Lì dove il tempo sembra essersi perso anch’esso fra le piccole fontane di pietra e le monumentali chiese, nelle crepuscolari e ancora calde luci della sera, Ragusa Ibla fondata con ogni probabilità dai Siculi nel XIV se a.C.,seguì il destino di tutta la Sicilia e fu, per questo, soggetta a numerose e diversissime dominazioni, fino a quando, nel 1693, come buona parte della Sicilia orientale, fu completamente rasa al suolo da un terribile e violento terremoto. Storiografia e leggenda si fondono, da questo momento in poi, nel tentativo di spiegare a tutt’oggi la coesistenza di due nuclei urbani così vicini tra loro, Ragusa “nuova” e Ragusa Ibla. Ma quale che sia la verità, la città nel suo insieme è uno splendido esempio di architettura barocca che, a buon titolo, la annovera nel comprensorio del Val di Noto fra i “monumenti” patrimonio dell’umanità. Chi, poi, volesse comprendere a fondo l’amore per la genuina cucina siciliana potrebbe recarsi in uno dei tanti ristoranti stellati che popolano l’affascinante ed irregolare piazza principale dominata dal Duomo di S.Giorgio.
Ma di vialetti e stradine ricchi di vecchie botteghe e alternati a piccole case o palazzi monumentali ne è ricca anche un’altra piccola e pittoresca cittadina, Modica, con le sue case abbarbicate sulle rocce ed appoggiate ad ogni piccola sporgenza, dal fondo valle fino alla cima della montagna che la ospita. Modica, con le sue chiese monumentali, il suo elegante barocco e le sue feste religiose vissute in maniera così travolgente. In particolare bisognerebbe assistere alle feste in onore dei Santi Patroni, S.Giorgio e S. Pietro, ai festeggiamenti in onore di S. Antonio da Padova, il 13 giugno, quando nel piazzale del convento dei frati Cappuccini si possono degustare le fave medicane preparate dagli stessi frati, accompagnandole con ottimo vino rosso e pane casereccio. E, infine, spettacolo carico di religiosità e folklore, durante i festeggiamenti pasquali, la “Madonna Vasa Vasa”: i simulacri della Madonna e del Cristo Risorto vengono portati a spalla per la città cercandosi reciprocamente. E quando finalmente s’incontrano la Madonna lascia cadere il manto nero, da cui prendono il volo delle colombe bianche, e corre incontro al figlio per baciarlo.Prima di lasciare questa caratteristica cittadina è d’obbligo soffermarsi in una delle tante pasticcerie per assaggiare l’eccezionale cioccolato medicano, realizzato ancora oggi secondo le più antiche tradizioni azteche e reinterpretato dall’estro dei maitre chocolatier.
Lasciando Modica, con in bocca ancora il retrogusto della cannella o della vaniglia, incontriamo Ispica, piccolo ma suggestivo esempio di ricchezza paesaggistica della Sicilia. Dall’impianto urbanistico a scacchiera tipicamente settecentesco, la cittadina conserva uno degli edifici liberty più importanti della provincia di Ragusa, palazzo Bruno Belmonte, progettato da Ernesto Basile nel 1906. Ma il fascino più ammaliante di Ispica, il cui nome, dall’etimologia incerta, è stato fino al 1935 Spaccaforno, è rappresentato sicuramente dal profondo canyon di Cava d’Ispica, millenaria custode del prezioso patrimonio naturalistico e storico archeologico della Sicilia, dove necropoli preistoriche, catacombe cristiane, edifici monastici e numerosi e svariati reperti bizantini, medievali, rinascimentali e seicenteschi, testimoniano certamente la presenza umana dall’età del bronzo fino al 1693.
Più recente ma altrettanto magico e affascinante, a 20km da Ragusa sorge il Castello di Donnafugata. Il nome non tragga inganno. Nessuna dama fuggita dalla prigionia, come vorrebbero le numerose leggende, ma solo la libera interpretazione dell’espressione araba ain-as-jafat, fonte della salute, sicilianizzata prima in “Ronnafuata” e poi riadattata in italiano nell’attuale nome.Il Castello di Donnafugata, con i suoi 2500 metri quadrati e circa 122 stanze, fu voluto dal barone Francesco Maria Arezzo de Spuches e concepito come una splendida casa di villeggiatura.Quello che sicuramente colpisce lo sguardo e la memoria è l’insieme degli stili architettonici in esso presenti. Neogotico, neoveneziano, a tratti arabeggiante il castello è la testimonianza dell’attenzione e dell’importanza che le famiglie aristocratiche siciliane dedicavano e attribuivano alle “case di campagna”, buen retiro del proprietario per lunghi periodi dell’anno.